Taekwondo / Il sogno di Ana Ciuchitu: “Dalla Moldavia per rappresentare l’Italia a Tokio 2020”

Il sogno di Ana Ciuchitu: “Dalla Moldavia per rappresentare l’Italia a Tokio 2020”. C’è chi lo dichiara apertamente e chi invece, per scaramanzia o paura di ostentazione, lo tiene nel cuore: ogni atleta, comunque, ha il sogno di rappresentare il paese in cui vive, almeno una volta nella vita, alle Olimpiadi. Fra queste c’è anche Ana ma, nonostante la costanza e la dedizione, fra lei e il suo sogno c’è un intoppo: la cittadinanza italiana. Ad Ana non bastano il suo grande talento e svariate convocazioni ai raduni della Nazionale Italiana di taekwondo; lei, nata in Moldavia, non può rappresentare l’Italia in competizioni ufficiali per una mera questione burocratica. E non sarebbe solo lei a essere orgogliosa di poter rappresentare il Bel Paese alle Olimpiadi di Tokio 2020; certamente Ana diventerebbe per l’Italia stessa un motivo di vanto.

Ana, ci racconti qualcosa di te?
“Sono Ana, sono nata in Moldavia, ho 19 anni e nella vita faccio fondamentalmente due cose: l’atleta e la studentessa all’Itis, istituto tecnico a indirizzo informatico in provincia di Brescia. Quest’anno ho la maturità, per cui inizio a sentire un po’ di tensione. Lo studio comunque mi piace: l’anno prossimo mi iscriverò sicuramente all’università, penso a informatica.”

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Come ti sei avvicinata al taekwondo?
“Pratico taekwondo da circa 12 anni, da quando ne avevo 7. Ho iniziato per puro caso: vicino a casa c’era una palestra e ho deciso di provare; mi piaceva molto, già da piccola, l’idea di praticare un’arte marziale. La mamma non era tanto convinta, per cui sono partita con un po’ di paura, ma non appena ho provato me ne sono subito appassionata. Dopo solo un mese ho fatto la mia prima gara e ho vinto: è stato strano ma allo stesso tempo bellissimo, davvero emozionante. Penso che se adesso dovessi rivedere l’incontro che ho fatto… Mamma mia!”

Da quel momento, quindi, la tua carriera ha spiccato il volo…
“Esatto, non mi sono più fermata. Ho tantissimi ricordi davvero belli legati al taekwondo. Molte gare mi sono rimaste nel cuore, come il Campionato Italiano del 2016, in cui ho vinto. È stato un percorso in salita: sono partita, il primo anno, vincendo il bronzo, poi l’argento e infine, il terzo anno, l’oro. Una scalata davvero emozionante. Il sogno, però, sono le Olimpiadi”.

Sei nata in Moldavia ma vivi ormai da molti anni in Italia. Quale è attualmente la tua situazione?
“La situazione al momento è un po’ complicata: ho intrapreso un percorso davvero lungo, che spero si concluda con le Olimpiadi di Tokio. Confido che pian piano si risolva tutto, ma ho un intoppo burocratico piuttosto ingombrante. Mi spiego meglio: io abito in Italia con la mia famiglia dal 2011, studio qui e ormai la mia vita è qui; nonostante questo, l’unica mia possibilità di gareggiare in campo internazionale è, purtroppo, con la Moldavia. Dico purtroppo, ma in realtà alla Moldavia sono davvero grata: è il paese che mi ha aiutato e permesso di ottenere buoni risultati ad alti livelli. Proprio con la Moldavia ho partecipato a campionati Europei e Mondiali; tutto ciò con l’Italia non mi è stato possibile, perché sto ancora lottando per ottenere la cittadinanza. Mi alleno spesso con la nazionale italiana, ma nonostante ciò non posso rappresentare il paese in cui vivo da ormai 7 anni in gare ufficiali. Le pratiche sembrano ancora molto lunghe, ma spero che si risolva tutto nel minor tempo possibile: vorrei rappresentare l’Italia alle prossime Olimpiadi, a Tokio, nel 2020.”

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Le tue problematiche, quindi, sono legate esclusivamente al poter rappresentare o meno l’Italia in campo internazionale?
“Assolutamente no. Ho un altro problema davvero grosso: mi alleno come se fossi un amatore, tre o quattro volte a settimana, non di più. Poter entrare, a tutti gli effetti, a far parte della nazionale italiana mi darebbe la possibilità di allenarmi tutti i giorni, con costanza. Penso spesso a una cosa: se allenandomi tre volte a settimana riesco a ottenere già buoni risultati, chissà cosa riuscirei a fare nel momento in cui potrò iniziare ad allenarmi quotidianamente. La Moldavia, dal canto suo, mi ha proposto di trasferirmi là per allenarmi con la nazionale, ma questo vorrebbe dire mollare tutta la mia vita, e al momento, avendo anche in ballo ancora la scuola, non posso permettermi di farlo”.

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Sport e studio: come riesci a conciliare le due cose?
“Me la sto cavando. Certo, è abbastanza faticoso, soprattutto adesso che sono in quinta e devo preparare anche l’esame di maturità. A scuola faccio molta più fatica rispetto agli altri ragazzi perché non riesco a essere sempre presente. Di riflesso, questa sensazione di fatica è presente anche nella mia vita sportiva: so che in certe gare avrei potuto fare di più, ma non potendo dedicare la mia vita solo agli allenamenti, così come fanno molte delle mie avversarie, i risultati sono stati minori rispetto a quanto speravo”.

Molto spesso si pensa ancora che le arti marziali siano un mondo prettamente maschile. Tu consiglieresti il taekwondo a una bimba?
“Certamente. Prima di tutto, però, consiglierei di iniziare qualcosa che piaccia. Lo sport, che sia taekwondo o qualsiasi altro, è importante per l’educazione. Una volta iniziato, poi, se si è davvero portate non mollare mai. Questo è anche il mio motto: non mollare mai, e pian piano ci sto riuscendo”.

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