Luisa Iovane: una vita incredibile con la roccia tra le mani. “E non mi fermo”

Quando ha iniziato lei sulle rocce attaccati come lucertole erano in pochi, pochissimi. I ragazzi che si avventuravano lo facevano spinti da una passione pazzesca. Non c’erano insegnanti, solo qualche amico più esperto che provava a dare qualche consiglio. “Niente a che vedere con quello che sta succedendo oggi con i genitori che portano i propri figli nelle palestre al coperto dove ci sono pareti artificiali con appigli di resina. Sta diventando una attività per socializzare, tutto il contrario di come era tanti anni fa: stare in parete significava stare in silenzio, ascoltare la natura, il rumore della roccia. I tempi sono davvero cambiati”. Mentre Luisa Iovane parla la televisione mostra in diretta il Mondiale di arrampicata in via di svolgimento a Innsbruck. “A dimostrazione di quello che sto dicendo c’è il numero record di partecipanti, ormai sta diventando uno sport di moda, nulla a che vedere con quello che succedeva ai miei tempi. Volevamo stare soli, non mettere le imprese sui social. Oggi conta solo il posizionamento in classifica”. L’influenza della famiglia poco amante del mare e appassionata della montagna e dell’ambiente della parrocchia e dei gruppi scout è stata determinante nelle sue scelte iniziali. “Beh un po’ viene naturale pensare alla montagna come un mondo particolare, una via di fuga dalla città – spiega – io ho cominciato con le vacanze in campeggio in montagna e le camminate in Dolomiti, poi le prime ferrate in gruppo. All’inizio degli anni settanta non c’erano tutte le limitazioni di adesso, i capi scout appena maggiorenni e i giovani sacerdoti non si preoccupavano di possibili responsabilità. Nessuno aveva un casco o un cordino, abbiamo avuto la libertà di fare un sacco di cose che oggigiorno sarebbero impossibili. Mi ricordo che con Don Franco siamo perfino saliti sulla Cima Grande di Lavaredo!”.

Poi la grande passione per la roccia l’ha portata a fare le cose in grande. Nei primi anni ’80 faceva parte di quel gruppo di straordinari arrampicatori che hanno fatto la storia di molte tra le più difficili scalate in Dolomiti e nella valle del Sarca. Insieme a mostri sacri del calibro di Manolo, Roberto Bassi e Heinz Mariacher, di cui è tuttora compagna di vita, Iovane ha realmente rivoluzionato il mondo verticale. Ancora oggi l’eterna ragazzina si diverte a cercare roccia e per mantenersi in forma usa la palestra che si è fatta in casa. “Ho un palestra artificiale che mi permette di fare allenamento anche quando le condizioni meteo sono difficili. Soprattutto in inverno faccio anche trazioni, pesi, flessioni e una serie di esercizi che mi permettono di conservare sempre un ottimo livello”.
Oggi come trent’anni fa insieme a lei c’è il marito. “Ho incontrato Heinz quando avevo 17 anni, è diventato il mio esclusivo compagno di cordata e di vita. Dopo alcune prime ripetizioni, come il Pilastro di Mezzo sul Sasso della Croce e la Via del Pesce in Marmolada, ho partecipato all’apertura di una ventina di vie: sulla Torre Trieste, sul Sass Pordoi, sul Sasso della Croce e una decina sulla nostra parete favorita, la sud della Marmolada, tra cui Tempi Moderni e Abrakadabra. Qualche esperienza sulle montagne del mondo, dalle pareti dello Yosemite a quelle dell’Hoggar e e del Pamir, ci ha confermato che è difficile trovare di meglio delle Dolomiti, dove ci siamo stabiliti definitivamente. Con Heinz ho poi vissuto la nascita e l’evoluzione dell’arrampicata sportiva, nelle falesie di Arco e della Val San Nicolò. Abbiamo frequentato molto anche le pareti di Lumignano, situate molto favorevolmente vicine a Padova e all’Università dove studiavo geologia. Tra l’82 e l’84 la nostra attività ha compreso le salite in libera di vie dolomitiche estreme, intercalate ad arrampicate in Verdon, Buoux e Arco. Non ho cercato di oppormi all’evoluzione dello sport, mi sono anche dedicata per anni alle competizioni d’arrampicata, otto volte campionessa italiana e molti podi in gare internazionali. Fino ad oggi sono l’unica donna italiana ad aver vinto una tappa di Coppa del MondoAncora oggi arrampico regolarmente con Heinz, lui lo fa anche per lavoro perché disegna scarpette da arrampicata. Ah, come sono cambiate le scarpe. Oggi le aziende specializzate producono numerosi modelli per i diversi tipi d’arrampicata e per le varie conformazioni del piede. Mica come ai nostri tempi…”.

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