Il calcio femminile si è fermato definitivamente. Solo la Serie A aspetta di conoscere il proprio destino. Sara Gama, difensore della Juventus e della Nazionale azzurra, alza la voce. “Ci aspettiamo pari tutele sanitarie dei nostri colleghi uomini – ha detto all’Ansa – e che venga redatto un protocollo ad hoc perché quello dei dilettanti per noi non va bene per riprendere. Attendiamo poi anche le risorse per tornare ad allenarci e vivere da professioniste quali siamo”. E questo perché “le calciatrici oggi sono consapevoli di essere professioniste a tutti gli effetti e quindi si aspettano un riconoscimento ufficiale del loro status“.
Un paio di settimane al massimo e anche la Serie A femminile conoscerà il proprio futuro. Tuttavia rispetto al massimo campionato maschile, che sembra oramai avviato verso la ripresa, l’incertezza la fa da padrona. I nodi da sciogliere sono legati all’applicabilità dei protocolli sanitari e alla disponibilità di contributi da parte della Federcalcio. In questi giorni ci sarà un confronto con i 12 club iscritti al torneo, ma intanto nel corso del Consiglio federale il capitano della Nazionale e della Juventus, Sara Gama, in qualità di consigliere in quota atleti per l’Assocalciatori ha chiesto chiarezza sul da farsi.
“Quello che conta è il salto di qualità – sottolinea Gama -: bisogna approdare al professionismo. Siamo a un bivio, ma nei momenti di crisi ci sono anche grandi possibilità, si può riformare“.
Di sicuro il momento storico così particolare ha messo nudo i tanti problemi del calcio femminile che può contare su poche risorse. Non devono cadere nel vuoto le parole pronunciate da Milena Bertolini, tecnico della Nazionale Italiana. “Quattro club di Serie A rischiano di scomparire“.