Sportdonna interview – Capelli alla scoperta dell'America: “Amo il calcio e mi piacciono le sfide” – SPORT DONNA

L’OSA FC e la Women’s Premier Soccer League sono le ultime tappe del lungo viaggio in giro per il mondo di Martina Capelli, centrocampista classe 1992 nata a Parma. Borsone sempre in mano con all’interno gli scarpini da calcio e una valigia, un po’ più grande, sempre pronta per spostarsi verso una nuova avventura e un nuovo paese. Italia, Germania, Spagna e ora l’America: la giovane calciatrice in questa intervista ci porta all’interno del suo mondo.

Martina, com’è nata la tua passione per il calcio?
La mia passione per il calcio penso che sia nata in famiglia: mio papà è un grande sportivo e grande tifoso della Juve. Sono sempre stata iperattiva e quando a scuola i miei compagni giocavano a calcio, io giocavo con loro, mi divertivo e mi piaceva molto. Loro stravedevano per me perché ero una novità”.

Quali sono le ragioni che ti hanno spinta a giocare all’estero? E’ un esperienza che consiglieresti ad una calciatrice?
“Il cacio femminile italiano sta crescendo parecchio, ma all’estero è molto più importante e ha una risonanza diversa. Sentivo il bisogno di un confronto importante per la vita, di giocare le mie carte e capire quale fosse il mio livello. Mi piacciono le sfide! Si, lo consiglierei senz’altro ad una ragazza che ha voglia di crescere come persona e come giocatrice, a chi vuole fare del calcio una parte importante della propria vita”.

Qual è fin qui il ricordo più bello della tua carriera? Che differenze hai incontrato tra l’Italia e l’estero?
“Ci sono diversi episodi indelebili: gli anni passati alla primavera della Reggiana sono stati anni bellissimi e costruttivi. I primi momenti indimenticabili sono stati sicuramente quando ho esordito in serie A a 17 anni in Supercoppa contro la Torres e il gol-salvezza con l’Olimpia Vignola. Poi certo, giocare contro Barcellona, Atletico di Madrid, Valencia ecc, sono emozioni indescrivibili. Ho giocato in Germania, Spagna e attualmente sono in America. All’estero ho visto strutture che in Italia purtroppo non abbiamo ancora. Ho avuto la possibilità di dedicarmi all’attività sportiva a 360 gradi, allenandomi tutti i giorni”.

Come hai vissuto gli ultimi mesi nel Como e la promozione in serie A?
“Sono contenta perché abbiamo raggiunto l’obbiettivo stagionale, ossia la promozione. Degli ultimi mesi vissuti a Como conservo i legami costruiti con le persone che mi hanno fatto sentire a casa e che sono state per me un punto di riferimento. Le ringrazio nuovamente di cuore”.

Come stai affrontando l’avventura americana?
“L’avventura americana è cominciata alla grande! Ci alleniamo e giochiamo almeno due partite a settimana. Mi confronto con un calcio diverso ma bello, dove c’è una forte componente atletica e dove la parola perdere non esiste!”.

La Nazionale Italiana è un sogno?
“Sogno di tornare a vestire la maglia della Nazionale, certo! Chiunque gioca spera di indossare i colori azzurri più a lungo possibile”.

Inseguire dei sogni spesso comporta dei sacrifici, qual è il sacrificio più grande che hai dovuto fare per il calcio?
“Le parole passione e sacrificio non vanno insieme! Ho dovuto fare delle rinunce, si! Ma non erano e non sono sacrifici! Passione e determinazione hanno indirizzato le mie scelte. Sicuramente posso dire che uno dei passi più difficili e impegnativi sotto tutti i punti di vista è stato il momento di lasciare casa e amici per la prima volta. Sono una ragazza a cui piace scoprire, vedere e capire, era arrivato il momento in cui sentivo il bisogno di mettermi alla prova, di un confronto importante per approfondire chi ero, quanto valevo, quali potevano essere le mie prospettive. In quel momento avevo capito che sarebbe stata comunque una scelta che avrebbe cambiato la mia vita sotto tutti i punti di vista. Da quel momento in poi c’eravamo io e questa nuova sfida. Andare via di casa, vivere da sola, scoprire mondi nuovi in terre di cui non conosci nemmeno la lingua per seguire quello che più ti piace fare, è una fortuna e anche una grande sfida. Io volevo crescere come persona e come calciatrice e questa era divenuta un’occasione straordinaria”.

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