Molestie nello sport. Il fenomeno c’è e fa paura perché c’è ancora troppa omertà e i “mostri” possono continuare ad agire indisturbati. Sono milioni i genitori che affidano i loro figli, per farli crescere in modo sano, a persone in apparenza rispettabili, padri di famiglia e onesti lavoratori, dietro ai quali a volte si nascondono incalliti pedofili. Succede ovunque, guai abbassare la guardia.
La Procura generale del Coni ha pubblicato un report relativo agli anni 2014-2020, in cui sono stati censiti 96 casi di abusi sessuali e pedofilia tra federazioni nazionali e discipline associate. Quelle con più casi si sono rivelate la Figc con 22, la Fise (Federazione italiana sport equestri) 20 e la Fipav (Federazione italiana pallavolo) 13.
Pedofili e balordi
Pervertiti, pedofili e balordi, ma anche insospettabili padri di famiglia e onesti lavoratori che, sui campi sportivi, nelle palestre e nelle piscine, sfruttando il proprio ruolo carismatico agiscono indisturbati tra molestie, abusi, manipolazioni, violenze verbali e fisiche a danno di ragazze e ragazzi, anche minorenni. Sono i “cattivi maestri” del mondo dello sport che la giornalista Daniela Simonetti racconta nel suo libro-inchiesta “Impunità di gregge”, edito da Chiarelettere. In libreria dal 25 febbraio, il volume offre l’agghiacciante fotografia di quello che appare come il lato più oscuro, opaco e brutale del settore sportivo italiano, di cui però nessuno sembra preoccuparsi.
“Attorno ai cattivi maestri – spiega Daniela Simonetti – ci sono dunque anche pessimi adulti che banalizzano le azioni criminali, spacciandole come normali, e lasciano sole le vittime, che spesso non denunciano per paura di non essere credute e per vergogna. Spesso i bambini e gli adolescenti vengono manipolati da una figura carismatica come il proprio allenatore. E si lasciano intrappolare in relazioni definite sentimentali, in realtà abusanti. Relazioni severamente punite dalla giustizia ordinaria che considera nullo il consenso di un minore quando l’abusante è una figura di garanzia. La giustizia sportiva non agisce con necessario rigore e altrettanta fermezza”.
Mancano le regole
Simonetti, che nel 2019 ha fondato Il Cavallo Rosa / ChangeTheGame, la prima associazione italiana contro gli abusi e la violenza sessuale nello sport, racconta con precisione episodi, riporta fatti, indagini e dati, fa nomi, costruendo un libro che offre al lettore gli strumenti per conoscere e capire, non solo il contesto sportivo italiano ma anche quello internazionale.
I tempi per l’autrice sono più che maturi per intervenire, perché non si può continuare a chiudere gli occhi. “Tutte le federazioni sportive – scrive nel libro – dovrebbero chiedere agli allenatori i certificati penali e dei carichi pendenti, educarli e istruirli con programmi di formazione obbligatori sul tema delle molestie e della violenza, anche psicologica e verbale, imporre regole stringenti sulle trasferte, vietare – come già previsto in alcune nazioni europee – le relazioni sessuali o sentimentali tra allenatore e allievi”, e poi “cambiare faccia alla giustizia sportiva troppo spesso in balia del potere politico”, aiutando “i giovani atleti e le giovani atlete a riconoscere il germe corrosivo dell’abuso“.
Numeri che fanno paura
Il mondo dello sport (secondo i dati contenuti nel report I numeri dello sport 2017, redatto dal Centro studi e osservatori statistici per lo sport di Coni Servizi nel mese di dicembre del 2018), ha dimensioni importanti: sono 4.703.000 gli atleti tesserati delle federazioni sportive nazionali, con le donne che rappresentano il 28,2% del totale, gli under 18 il 56,7%; gli operatori sportivi sono oltre un milione e le società sportive affiliate sono 63.517. Numeri non indifferenti dunque che se valutati alla luce di questa inchiesta potrebbero risultare allarmanti, proprio perché lo sport qui si mostra teatro di delitti e pratiche omertose, un ambiente maschilista e vessatorio che rappresenta la “copertura perfetta” per chi vuole approfittare dei giovani atleti, maschi e femmine di tutte le età.
“I casi censiti nell’ultima relazione della Procura generale dello sport sono una novantina, spalmati sulle varie discipline sportive nell’arco di tempo fra il 2014 e il 2019. Il primato spetta al calcio (ventuno casi), seguito da equitazione (sedici) e volley (tredici)”, si legge nel libro, “tra il 2014 – dalla riforma della giustizia sportiva – e il 2017 i casi accertati dalla Procura generale dello sport erano quarantasette“.
I numeri sarebbero ben altri, proprio perché le denunce sono ancora poche e l’impunità è diffusa.
I casi
Scorrendo le pagine delle cronache ci si imbatte spesso in storie di abusi e violenze nello sport. Come quello di Larry Nassar, medico della Nazionale statunitense di ginnastica condannato a 175 anni di carcere per aver molestato 160 atlete. Per i media è il più grande scandalo di abusi sessuali nella storia dello sport. Oppure come quello dell’ex presidente della Federazione afghana di calcio (AFF, Afghanistan Football Federation) Keramuudin Karim, ritenuto colpevole di violenza sessuale nei confronti di varie giocatrici.
E’ di pochi mesi fa lo scandalo scoppiato in Francia dove sono emersi abusi sessuali nel centro federale di Clairefontaine, la Coverciano francese. Dopo anni di omertà, il quotidiano l’Equipe ha portato in luce episodi che hanno visto protagoniste involontarie giovani calciatrici, alcune anche minorenni, vessate non solo psicologicamente da un’allenatrice. Relazioni amorose, anche con tre minorenni con un meccanismo di ricatto sentimentale per mantenere il segreto e la dipendenza.
Insulti, offese, ma anche ricatti su foto esplicite per poter rimanere in squadra. La ciclista francese Marion Sicot ha presentato una denuncia nei confronti del suo ex direttore sportivo