La più grande sfida del calcio italiano: permettere alle bambine di poter coltivare la passione per questo sport come viene permesso da sempre ai maschietti. Bambine che già da piccole rinunciano ad altri momenti di condivisione del tempo libero con i coetanei e vivono solo la realtà scuola-sport perché credono in un progetto. Sanno tutto: i nomi dei calciatori e delle calciatrici famose, il calendario delle competizioni ufficiali, i risultati delle partite. Le bambine hanno una passione infinita. Loro giocano solo per amore del calcio e per divertimento. Non sentono il peso di dover sempre dimostrare che anche una femmina può giocare a calcio, ma sono più predisposte alla fatica dei maschi. Sono motivate e, soprattutto, il risultato non è mai un’ossessione: tra bambine e ragazze prevale il gioco, e si calcia con più serenità. Proprio come Elettra Martinoli, 13enne romana. Danza e nuoto non facevano per lei. I primi calci al campetto dell’oratorio, quando nella squadra di maschietti giocava un’unica bambina, oggi portiere dell’AS Roma e della nazionale under 15.
Elettra perché proprio il calcio?
“Perché ho sempre visto nel calcio il gioco più bello che potessi fare: correre con una palla, a casa, sul terrazzo, in un prato, in campo. Ho sempre avuto la passione per i palloni, ho fatto spendere un sacco di soldi ai miei genitori in palle, palline, pallette e in ultimo in palloni da calcio“.
I maschietti come vedevano questo tuo interesse?
“Non ho mai avuto problemi, al contrario, a scuola quando potevamo giocare a pallone e quando si facevano le squadre io ero sempre presente, e se non c’ero mi venivano a chiamare. Non mi hanno mai preso in giro, anzi, mi sono sempre sentita “una” della squadra, che giocassi a scuola, all’oratorio o al campetto“.
Hai indossato più volte la maglia azzurra, quali emozioni si provano?.
“Gioia. L’ho vista negli occhi dei miei genitori, l’ho sentita dentro di me. E’ stato un privilegio poter giocare con lo stemma dell’Italia sulla maglia, l’avevo sognato e sperato ma non credevo si realizzasse in quel modo bellissimo. Il ricordo di quei momenti fantastici non si oscura nemmeno di fronte all’infortunio che proprio con quella maglia ho subito“.
Qual è stata finora la vittoria più bella?
“L’anno scorso giocavamo la Danone Cup a Formia contro il Napoli e il Bari. Abbiamo giocato con la voglia di vincere e di arrivare a giocarci la finale scudetto a Coverciano. Abbiamo vinto perché volevamo vincere a tutti i costi“.
Che classe frequenti?
“Faccio la terza media“.
Come riesci a conciliare l’impegno dello studio con lo sport?
“Bella domanda. E’ difficile perché ho sempre voglia di giocare e so che invece la scuola è importante, per me, per il mio futuro. Non sono la prima della classe ma non ho mai preso brutti voti, e se qualche volta è successo che ho preso un 5 ho riparato velocemente, perché so che non sono la sola a fare sacrifici nella mia famiglia“.
Hai già deciso scelto la scuola per il prossimo anno?
“Sì, liceo ad indirizzo sportivo“.
Hai un idolo tra i calciatori?
“Certo, Cristiano Ronaldo!”
Roma o Lazio?
“Lazio!”
L’Italia femminile è ai mondiali, cosa pensi di questo importante traguardo?
“Sono contenta per loro, per le ragazze. Immagino la felicità, immagino che non vedano l’ora di cominciare. Il calcio femminile in Italia sta crescendo di importanza, in visibilità, e io non posso che essere contenta di tutto ciò. Alla mia età sogno un giorno di poter correre in uno stadio del mondiale proprio come faranno loro il prossimo anno. Tiferò come un ultras“.
Il tuo piatto preferito è?
“Non ci penso nemmeno un po’: sushi“.
Il tuo brano musicale preferito….
“Ce ne sono molti. Mi piace Carl Brave“.
Hai un sogno nel cassetto?
“Eh, forse l’ho già svelato. Sarebbe meraviglioso poter giocare di nuovo in Nazionale e magari parare il rigore decisivo per vincere un torneo con la maglia dell’Italia. Sogno che il calcio possa diventare il mio lavoro, giocare in serie A……. perché so che è difficile crederlo, ma solo quando sono su quel rettangolo verde mi sento nel mio mondo. Una volta ho scritto su instagram che un eroe ha bisogno di un mantello, io ho solo bisogno di un paio di guanti!”.
C’è qualcuno in particolare che vorresti ringraziare?
“Tutti. So che mi vogliono bene tante persone, i miei genitori e i nonni per primi. Ringrazio il primo Mister dell’oratorio, i Mister che mi hanno allenato alla Roma, le compagne di squadra. Ringrazio chi mi è venuta a trovare in ospedale quando, infortunata, ho avuto momenti di grande tristezza e solitudine. Ringrazio il preparatore, senza farne il nome perché rispetto il suo essere discreto, che oltre ad essere il “mio” preparatore è anche un maestro di vita e un esempio per me: mentre gli altri camminano, io con lui volo!”.