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Calcio femminile / Boattin: “Niente danza o pallavolo, da piccola giocavo con i maschi” – SPORT DONNA

 

Giocare per la propria squadra del cuore non può essere solo un sogno ma realtà.Lisa Boattin, difensore della Juventus e nel giro nella nazionale femminile di calcio, si gode il momento ricordando i sacrifici fatti per arrivare così in alto.“Per me juventina dalla nascita, perché i miei sono juventini da sempre, un’emozione indescrivibile, la realizzazione di un sogno. Mi sembrava impossibile poter giocare alla Juve. Una volta le maglie me le compravo, adesso pensare di giocare per la Juve,nei campi della Juve, essere qui.. Incredibile!.”L’idolo di sempre per Lisa non può che non essere un ex giocatore bianconero, l’attuale vicepresidentePavel Nedved, anch’egli presente alla cena societaria:“Da piccolina era il mio idolo, io ero mancina e giocavo esterno come lui, fa sicuramente un certo effetto. È la realizzazione di un sogno che per me era impensabile…E’ stato molto carino a darci l’in bocca al lupo e ci ha fatto capire che crede in noi e ci sta seguendo”.Azzurri e Azzurre…Tornando ai primi passi da calciatrice e le prime difficoltà per il difensore di Portogruaro, la stessa Boattin ha detto:“Ho iniziato a giocare a sei anni nella squadra maschile – ha raccontato a TuttoJuve – perché quando giocavo io c’erano pochissime squadre femminili. Giocavo al mio paese con i pulcini e le difficoltà sono ovviamente quelle di giocare in una squadra di maschi. Non c’erano squadre femminili, quindi non avevo alternative. E sei vista un po’ in modo strano, sei la ragazze che gioca con i maschietti. Le ragazze giocavano a pallavolo, facevano danza, e i maschietti giocavano a calcio. Io però mi facevo rispettare e penso sia stata una fortuna giocare con i maschi. Ti fa crescere caratterialmente. Ho giocato coi maschi fino ai 14 anni, poi c’era l’obbligo di passare alla squadra femminile e lì ho avuto la fortuna di avere accanto i miei genitori che mi hanno sempre sostenuta in questo sogno. Mia mamma si faceva 50 chilometri praticamente tutti i giorni per me”.Dai sacrifici della mamma a portarla ad allenamento alla commozione del papà la prima volta allo “Stadium”:“Mi seguono sempre ed è bellissimo. Non se ne perdono una di partita e questo mi aiuta tanto perché sento il loro appoggio in tutto. In qualsiasi scelta mi hanno lasciato libera di scegliere, facendomi assumere le mie responsabilità. Vederli felici e ripagare i loro sacrifici, e ne hanno fatti tantissimi per me, mi rende felice”.

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