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Carla Perrotti, l’unica donna a fare cinque deserti in solitaria: “Moglie e madre felice”

 

Pensi ad una donna strana, particolare, magari sola. Invece Carla è una moglie ed una madre come tante, che nella gestione della sua famiglia si trova ad affrontare le debolezze ed i problemi comuni a tutti.Una donna normale, con passioni forse un po’ anormali…“In effetti nella mia vita ho fatto esperienza eccezionali. Sono convinta che nulla arrivi per caso e che abbia ereditato i geni di alcuni parenti. Avevo un zio, ad esempio, che aveva conquistato ilrecord mondiale di profondità in apnea, era anche stato il primo uomo a scendere sotto i 30 metri negli anni ’50 quando tutti erano convinti che si morisse a fare certe imprese“.Lo sport è quindi stato sempre presente nella sua vita…“Assolutamente sì. Prima sci, poi atletica leggera anche a livello agonistico. Poi quando mi sono fermata mi sono messa a pensare: no, ferma proprio non ci posso stare, non resterò sul divano a guardare la tv. Così con la famiglia ho percorso il deserto a dorso dei dromedari, un colpo di fulmine. Quella esperienza mi ha davvero stregata”.E poi?“L’anno successivo era il 1991, con mio marito medico e operatore di ripresa sono tornata in Niger per realizzare un documentario per Canale 5 sulla carovana del sale: la prima vera avventura. Sono stata accettata dal capo carovana per e mi sono unita all’Azalai, prima donna al mondo. Ero con 17 uomini e 200 dromedari. 450 chilometri con ritmi pesantissimi, quasi sempre a piedi  senza soste, dall’alba al tramonto“.Poi entra a far parte del “Sector No Limits Team” …“E nel 1994 porto a termine la traversata in solitario a piedi del Salar de Uyuni in Bolivia il più vasto bacino salato della terra, a 3.700 metri di altezza trainando un carretto di 130 chili“.E arriviamo al terzo deserto…“Nel 1996, dopo aver trascorso quattro giorni in una piccola comunità Boscimana con uno di loro, un cacciatore, ha attraversato per 350 Km. una parte del deserto del Kalahari in Botswana. Alla partenza ha caricato uno zaino del peso di 18 Kg. ed ha viaggiato per 15 giorni in completa autonomia di acqua e cibo, nutrendosi solo con quanto offriva il deserto e trovando l’acqua lungo il percorso. E’ stata davvero una delle prove più impegnative perché l’acqua era davvero difficile da reperire, il mio corpo ha sofferto moltissimo“.Ed eccoci in Cina, quarto deserto…“Sì, nel 1998. Eccoci nel deserto del Taklimakan in Cina percorrendolo da sud a nord per 550 chilometri in 24 giorni. Per la prima volta un essere umano attraversa a piedi ed in solitario questo deserto, il secondo al mondo dopo il Sahara come superficie inabitabile. L’anno precedente un ragazzo che aveva provato a fare questa esperienza era morto durante il percorso. E’ stato bellissimo vedere all’arrivo il papà con la foto del povero figlio farmi i complimenti“.Poi col gran finale…“Nel 2003 realizzo il grande sogno: chiudere il ciclo “Un Deserto per Continente”. Da sola, con uno zaino di 25 chili sulle spalle, in venti giorni attraverso a piedi il Simpson Desert, nel cuore del continente australiano ai confini tra i Northern e i Southern Territory. Sono stata la prima donna al mondo a portare a termine questa impresa che ha avuto delle difficoltà enormi. Il clima cambiava in continuazione passavo di 50 gradi giorni a -20 di notte e poi creano diversi animali davvero pericolosi. Davvero un ambiente al limite“.Ci racconta l’esperienza con Fabio Pasinetti?“Incredibile. Lui, non vedente, aveva il sogno di attraversare un deserto e allora siamo partiti insieme. Un viaggio di 15 giorni, ero la sua guida, i suoi occhi. Ho conosciuto un nuovo mondo, quella della cecità, ho vissuto sensazioni uniche, irripetibili. E da quella esperienza mi sono detta. Ma se Fabio che non vede ha vissuto giorni incredibili, felice, sereno e realizzato perché non proporre questi viaggi a tutti?  Così è nato Desert Therapy“.Ha scritto dei libri?“Tre. Deserti, Silenzi di sabbia e Lo sguardo oltre le dune”.Così si può venire nel deserto con lei?“Assolutamente sì. Da qualche anno organizzo viaggi in massima sicurezza, con  uno staff dedicato, un cuoco e delle tende private. Si cammina di mattina, nelle ore più calde ci si ferma, insomma sono esperienze alla portata di tutti. Ho visto decine e decine di uomini piangere nel silenzio del deserto, questa la mia soddisfazione più grande“.Alar de Uyuni. Una distesa di sale sterile. Un deserto irreale.

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