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Federica Pellegrini, la “Divina” che ha battuto anche il “Velo di Maya” – SPORT DONNA

 

Nella vita spesso ci capita di non renderci conto fino in fondo di ciò che stiamo vivendo o di ciò a cui stiamo assistendo. Troppo distratti o superficiali, ci lasciamo abbagliare dal superfluo, dal contorno, non cogliendo l’essenza delle cose. Il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer parlerebbe di “Velo di Maya”, concetto da lui introdotto nell’opera “Il mondo come volontà e rappresentazione”. È un velo ingannatore che ci lascia vedere il mondo senza coglierne l’autenticità. A lungo ne è rimasta vittima la carriera di Federica Pellegrini.La “Divina” si è affacciata alle piscine mondiali che non aveva ancora quindici anni, prodigio di precocità.A sedici anni appena compiuti è diventata la più giovane italiana di sempre a salire su un podio olimpico, vincendo l’argento ai Giochi di Atene del 2004 nei suoi 200 stile libero. L’anno dopo stesso metallo ai mondiali di Montreal, sempre nella stessa gara, prima di otto medaglie consecutive in altrettante partecipazioni iridate. Federica Pellegrini è l’unica ad aver vinto un tale numero di medaglie mondiali nella stessa specialità, e per unica intendiamo la sola in ogni tempo e ad ogni latitudine, uomo o donna che sia. Sì, potete comprendere nella statistica perfino sua maestà Michael Phelps. Nel 2008 si è andata a prendere anche l’oro olimpico dei 200 sl a Pechino, poi ha vinto per due mondiali consecutivi sia i 200 che i 400 stile libero, nel 2009 a Roma e nel 2011 a Shanghai, prima in assoluto a riuscirci.È stato a quel punto che il “Velo di Maya” si è frapposto tra gli occhi dell’opinione pubblica italiana e Federica. Alle olimpiadi del 2012 si presentò con tutti i riflettori puntati addosso, non soltanto per questioni riguardanti il nuoto. La sua popolarità era ormai alle stelle, il suo amore per la moda l’aveva perfino portata sulle passerelle e la storia col compagno di squadra e campione Filippo Magnini sulle pagine delle riviste di gossip. Si dice che in Italia si sia pronti a perdonare tutto, tranne il successo, Federica Pellegrini stava per accorgersene sulla propria pelle. Ai Giochi di Londra, arrivata da primatista mondiale, campionessa del mondo e olimpica in carica, non va oltre il quinto posto sia nei 200 che nei 400 stile libero. Lì inizia a prendere forma quella distorsione della realtà che Schopenhauer rappresenta col “Velo di Maya”.Serpeggiava già la convinzione che la “Divina” fosse antipatica, spocchiosa, arrogante, ma i grandi risultati finivano per tappare la bocca dei detrattori di una ragazza che aveva soltanto 24 anni e si sarebbe già potuta ritirare con un palmares incredibile. La delusione delle olimpiadi di Londra, aggravata dal fatto che l’intera spedizione del nuoto azzurro non fu in grado di conquistare alcuna medaglia, diede il pretesto per affondare i colpi su di lei. Tutto finì sotto accusa, la storia con Magnini, ogni aspetto della vita fuori dalla piscina della nuotatrice, qualsiasi esternazione social.Iniziò a non interessare a nessuno quanto lavoro facesse in palestra e in piscina, quante ore dedicasse all’allenamento, quanti sacrifici affrontasse per rimanere costantemente su livelli d’eccellenza.Ciò che contava erano le crisi amorose, i gossip spesso inventati, le foto postate, gli spigoli di un carattere più riservato che presuntuoso.Decise di abbandonare i 400 per dedicarsi soltanto ai suoi amati 200, dove arrivarono altri due argenti mondiali e tre ori europei che non bastarono a toglierle di dosso perfino l’etichetta della “presuntuosa sopravvalutata” quando alle olimpiadi di Rio del 2016 finì quarta. Ripartì il massacro e a 28 anni sembrò vicina al ritiro. Invece lei continuò a lavorare, provando a farsi scivolare addosso tutte le voci che in realtà toccavano profondamente la sua spiccata sensibilità.Nel dicembre del 2016 arivò l’oro mondiale in vasca corta, l’unico che mancava in una straordinaria carriera, e poi ai mondiali in vasca lunga di Budapest del 2017 perfino un’altra impresa clamorosa. A 28 anni si è permessa di battere un fenomeno assoluto come la giovane americana Katie Ledecky, costringendola alla prima sconfitta importante della sua carriera. Un trionfo inatteso che dovrebbe soltanto confermare la leggenda della Pellegrini. Un oro talmente inatteso e appagante che l’ha portata a decidere di fermarsi con i 200 e dedicarsi ai 100 per arrivare ai Giochi di Tokyo 2020. Senza grandi ambizioni nella velocità, ha voluto soltanto riappropriarsi totalmente della gioia di nuotare, fare ciò che le andava senza pressioni. Nella storia nessuno in piscina è riuscito a restare ai vertici per così tanto tempo, però qualcuno che storceva il naso c’era ancora. Il “Velo di Maya”.La scorsa settimana Federica Pellegrini si è presentata al via dei mondiali di Gwangju da quasi trentunenne. Per un anno e mezzo aveva allenato soltanto i 100, ricominciando a pensare seriamente ai 200 stile libero solamente lo scorso gennaio. Ma non è la “Divina” del nuoto e la regina di questa distanza per caso. Si è buttata in piscina e ha messo in fila un’altra volta tutte le più giovani avversarie. Una vittoria senza senso che non può essere apprezzata fino in fondo se non si prendono in considerazione il contesto in cui è maturata e tutta la storia della nuotatrice veneziana.Ad oggi ha vinto sei ori mondiali individuali, soltanto una manciata di donne in vasca ha fatto meglio. Può vantare ben undici record del mondo, quello sui 200 stile libero dei mondiali di Roma del 2009 è ancora imbattuto. Ha vinto un numero di titoli e medaglie internazionali con pochi eguali nella storia dell’intero panorama sportivo nazionale.Alla fine perfino i più accesi detrattori si sono dovuti inchinare e accettarne senza alcuna riserva l’ingresso nell’olimpo dei più grandi atleti italiani di sempre.Federica Pellegrini ha stracciato anche il “Velo di Maya”, con buona pace di Schopenhauer.

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